A cento anni dalla fine dalla prima guerra mondiale Anna Mauro, regista magistrale dell’opera teatrale “I fiumi mormoravano”, nata da un'idea di Giulio Cusumano e Francesco Italia, ha voluto celebrare con una rappresentazione scenicamente toccante e coinvolgente il tema della guerra elaborato da un’altra prospettiva che non guarda solo alle ragioni politiche e di stato ma soprattutto a quelle umane. Si evince nella genialità dei testi, monologhi suggestivi a tratti duri, spietati, crudeli, e nelle musiche che conducono lo spettatore in un’incalzante partecipazione emotiva, che lo trovano improvvisamente protagonista di un dolore forse non vissuto direttamente per ragioni anagrafiche, ma sicuramente ascoltato nei racconti antichi dei propri avi, tuttavia mai troppo personali. Nello spettacolo teatrale della Mauro il dolore e le riflessioni sulla vita spezzata di sconosciuti morti nelle trincee o al fronte sono drasticamente riesumati da valentissimi attori e narratori. L’atmosfera e l’ambientazione teatrale appaiono perfetti sullo sfondo di foto e pellicole dell’epoca, con l’evocazione di titoli di giornali urlati da giovani strilloni. E’ notevole ma ben predisposto il passaggio da una vita serena e sfarzosa celebrata nei salotti della Bella Époque, nella Sicilia ricca dei Florio, a una prospettiva di guerra già annunciata, che si dovrà subire per una ragion di stato che non si comprende e non si vuole accettare. La prima guerra mondiale si rivelerà, infatti, una carneficina senza fine. Saranno tanti i morti per la ragion di stato, intere famiglie investite dal dolore, schiacciate dall’impeto di una causa oscura e lontana, forse perché non se ne poteva fare a meno, perché tutti erano in guerra e l’Italia appariva come il fanalino di coda e doveva per forza partecipare, anzi era in ritardo di un anno! In questo mare infinito di dubbi trasformati in lutti, non poteva mancare la speranza vissuta in una nenia, in una serenata o in un abbraccio fra nemici che celebravano la nascita di Gesù Bambino. La guerra è dolore è sterminio e Anna Mauro con una sensibilità artistica senza pari, manifestata nei testi e nell’interpretazione eccezionale degli attori compenetrati in una surreale scenografia, ce la fa vivere. Ogni spettatore prova compassione, sa di aver avuto un avo che alla madre patria ha donato la vita, e la riflessione corre soprattutto di là dalle barricate, del sangue, degli scoppi di baionetta, dove le madri piangevano i loro figli morti, dove non c’era più pace nelle famiglie, in un crescendo emotivo. A un tratto non è più spettacolo, non è soltanto la celebrazione di un doloroso centenario che ha visto le sorti dell’Italia cambiare, diviene un’opera intima, attuale, che ognuno potrà adattare a questioni personali o ai nostri difficili giorni di politica, alla nuova guerra d’immigrazione, agli abbandoni forzati di figli che, per lavoro, lasciano la loro casa, la loro vita, i più importanti affetti. E’ una meditazione sacra che incontra l’arte in ogni sua forma: poesia, musica, immagini, scenografia, superando con la rappresentazione i libri di storia ricchi di date, eventi, luoghi, ma pressoché assenti di considerazioni oltre le trincee. Mi piacerebbe che gli studenti di oggi, smanettoni di alta tecnologia, ma spesso vuoti di fede, poesia, meditazione, andassero al teatro con insegnanti dotati di elevata sensibilità, per sperimentarlo come sipario di vita, come progetto di educazione alla memoria; e che fossero guidati nell’evoluzione del loro pensiero e della loro crescita umana alla comprensione della nostra esistenza, tanto breve quanto importante, quanto fragile essenza dell’uomo. Per imparare quanto l’opera umana possa modificarne il corso.
Marina De Luca
Un plauso a Giulio Cusumano; Francesco Italia; Marco Feo; a Sergio Pochini scenografo; agli attori: Agostina Somma, Manfredi Russo, Domenico Pane, Giovanni Troia, Marianna Scuteri, Elisabetta Inzerillo, Flavio Modica, Rosalba Bologna, Marco Gagliardi, Sandra Zerilli; ai giovani ragazzi del laboratorio Radici di Sole, al gruppo di ballo della Belle Époque. Ai fotografi Tiziana Di Vita, Santino Serio, Salvo Quagliana, Girolamo Randazzo; al videoperatore Gregorio Bellucci. E ai tanti di cui non ricordo il nome...
All’organizzazione del teatro Orione di Palermo.
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