Giovanni Tedesco ritrae uomini e donne, sfuggendo dalle funzioni tradizionali affidate a questo genere di rappresentazione, concentrandosi sui visi, sfugge dai canoni di un ‘estetica che richieda volti di una bellezza riconoscibile, perfetta e senza difetti. I volti non sono resi più attraenti e non c’è nemmeno una ricerca della deviazione rispetto ai canoni del bello, il colore raggrumato, le pennellate decise, contornano sguardi comuni, ma corrotti da una inquietudine interiore che si manifesta a tratti come stordimento, stupore, irrequietezza, senso di smarrimento esistenziale.
L’artista ha apprezzato la pittura di Francis Bacon e di Jenny Seville e ne ha assimilato un senso della ricerca che intende far conoscere il senso ed il mistero della condizione umana attraverso una rappresentazione impietosa della carne, un sezione analitica della coscienza dell’uomo, attraversando i suoi tessuti, i suoi muscoli, per sentire il movimento di una emotività incerta, tormentata, dubbiosa che la carne non può nascondere, ma solo a momenti trattenere. Jenny Seville si concentra sulla sofferenza del corpo, nella sua pittura il male si esprime come devastazione del corpo umano, la verità sembra essere già scritta nel tormento della propria carne e l’alterità latente e mostruosa dell’ identità umana si manifesta mediante la rappresentazione di operazioni chirurgiche, degenze ospedaliere, i postumi di operazioni estetiche devastanti per il corpo delle donne. Per quanto Giovanni Tedesco abbia apprezzato questi artisti, adattandosi al loro percorso artistico, si distingue per una attenzione particolare nei confronti del volto e per l ‘attenzione rivolta alle emozioni che il volto può esprimere. A parte alcuni lavori in cui la rabbia ed il tormento sembra esplodere sulla tela, in molte opere l’allucinazione naturale dei personaggi ritratti disegna uno stato emotivo di tensione ed attesa, la descrizione di una frazione molto piccola di tempo in cui lo spirito sembra fluttuare in cerca di un sentimento di gioia o di dolore. L’incertezza emotiva confonde chi guarda la tela, l’identità senza memoria e relazione consente di riconoscere individualità separate, distinte, frammentate che si interrogano senza volerlo sul senso della propria esperienza esistenziale, in alcune opere l ‘introspezione si svela mediante una distorsione della figura che si contorce su se stessa, come se fosse in preda ad una convulsione interiore, un istinto vitale , che muore e combatte nell'attesa di uno stato di presente consapevolezza. Giuseppe Blando
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