Patria

Rivoglio la mia Patria

Ma oggi, nell'era della globalizzazione, delle multinazionali, delle migrazioni di massa, delle società multietniche e multiculturali, ha ancora senso il concetto di patria?
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Pubblicata il: 15/06/2020 - 10:49
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"Italia e italiani in severa crisi". Frase spesso utilizzata nei vari decenni di politica nazionale e internazionale. Corsi e ricorsi storici, quasi nella norma, se non fosse che oggi,  non è proprio così! Paradossalmente ce lo augureremmo, ma in realtà è molto di più di una difficile crisi politica ed economica, e questo prescindendo dal fatto che non si era mai così toccato il baratro di tutto come ai tempi di una Pandemia. Ma l'aspetto ancora più tragico è la voragine dei valori, del credo, ed è proprio da questo punto che - a mio avviso - si dovrebbe ricominciare. Ironia, scenari plateali e risate inappropriate (dai paesi osservatori). E noi? Ci siamo uniti al coro dei critici senza soluzione. Critica e basta, a volte inopportuna e selvaggia. E non parlo certamente di chi non può sbarcare il lunario, di chi non arriva a fine mese, di chi non ha un dignitoso lavoro, o non ce l'ha! Parlo di chi ci governa o vorrebbe farlo, di chi sta anelando alla prossima poltrona a suon di battute! Da tutto il mondo ci osservano e ormai quasi ogni giorno i giornali più famosi sfornano articoli ironici di un'Italia che fa "acqua" da tutte le parti.
Lo so, è trito e ritrito, è un concetto vecchio, obsoleto ormai, ma al quale io appartengo e che ancora sento vivo in me: la mia PATRIA. Io rivoglio la mia Patria, voglio amarla, esserne orgogliosa, andare fuori dai miei confini e poter ancora ribadire di essere fieramente italiana, di appartenere alla mia Patria vera culla di cultura, in opere e in ideali.

Ma esiste ancora il sentimento di Patria, oggi? E che cosa vuol dire, amarla? Fino a qualche decennio fa, la risposta sarebbe stata abbastanza semplice. “La patria coincide con la comunità nazionale; è il luogo ove affondano le proprie radici, a cui sono legati i ricordi e le tradizioni, ove vivono coloro che amiamo, che ci sono simili, che parlano la nostra medesima lingua, che partecipano dei nostri stessi valori, che condividono con noi gli stessi valori.”.  Amare la patria, quindi, significava onorarla, rispettarla ed essere pronti a difenderla, se necessario, anche a costo dei più grandi sacrifici, a costo della stessa vita: perché vivere senza di essa era considerato impossibile, o, quanto meno, innaturale e triste, addirittura indegno di un essere umano nel vero senso della parola.
Ma oggi, nell'era della globalizzazione, delle multinazionali, delle migrazioni di massa, delle società multietniche e multiculturali, ha ancora senso il concetto di patria? In effetti è  divenuto vago, sfumato, evanescente e ai più indefinito.  E com'è possibile amare e onorare un concetto così vago, così aleatorio e  così indefinito? E così siamo arrivati al paradosso che si ricomincia a parlare di patria - specie da alcuni anni a questa parte - solo in funzione del rifiuto del “diverso”, per omofobia. Perché non esiste più la patria che  faceva  battere i cuori, ma solo per respingere ciò che non si vuole, ciò che preoccupa o che spaventa. È triste, ed è una forma d'ipocrisia e, cosa ancor più grave, disonestà intellettuale. Ma allora, che cosa può prendere il posto del concetto tradizionale di patria se esso è ormai morto e sepolto nei nostri cuori, se non trova più spazio nelle nostre menti? Non saprei rispondere, forse non esiste un concetto paritario, ma decisamente più moderno, perché è indubbio che esso ha lasciato un vuoto,  un vuoto spirituale che esige di essere colmato. Nei miei ricordi, i ricordi del liceo, quando in classe si parlava di politica o di questioni sociali era vivo il sentimento per la patria, un sentimento di appartenenza ad un contesto, ad un colore politico per ideali – e non perché offriva un posto di lavoro! E ci faceva infiammare nelle parole e nei toni, perchè ci mettevamo il cuore e tanta passione per quest'amor di PATRIA, tanto dibattutto. E ricordo ancora la paura per i compagni di classe, quando scendevano nelle piazze a manifestare armati di catene, e facevano anche a botte, ma non per mera violenza, o spirito di emulazione fra "Vip" o "figli di papà" o, magari, per noia; bensì per reale credo, un sentimento vivo, palpabile, che oggi non esiste quasi più! E le tribune elettorali erano seguite in assoluto silenzio, quasi con sacralità e rispetto per l'uomo - decisamente colto -  che affrontava le varie argomentazioni con provata esperienza politica; ma, dove l'aspetto umano era la prima strategia vincente. Oratori nei fatti, e non solo di folla di inutili, sgrammaticate e volgarissime parole! Provate a chiedere ad un giovane di oggi cosa ne pensi della sua Patria, o del patriottismo! É meglio omettere le risposte. La nostra società è orfana di valori spirituali, etici,  sempre più a brandelli e dispersi. E il vuoto che rimane si  cerca di riempirlo e compensarlo con lo "stordimento" e  la materia, con beni voluttuari che confondono l’uomo distraendolo  e allontanandolo da più profonde analisi e riflessioni. Infatti, nell'attuale contesto sociale e culturale, crediamo che la sola idea di Patria suscettibile di rimpiazzare quella più tradizionale - ormai tramontata - sia quella basata esclusivamente su di un vincolo di affetto e gratitudine verso le proprie radici: e basta! E allora bisogna ricominciare a capire, a studiare la storia, a praticare l’amor patrio e il sacrificio. Ci dobbiamo innamorare della nostra PATRIA, se la vogliamo rivedere prospera e non solo di beni materiali ma, soprattutto, di quelli morali e spirituali. Ma esistono oggi persone abbastanza innamorate della patria da avere il coraggio civile di dire queste scomode verità? Di essere disposte a pagare, sulla propria pelle, con sacrifici enormi – anche di colpe non commesse? Di non pensare ai bunga bunga come a faccende di Stato, ma solo riferibili a faccende meramente e miseramente umane? Da non prendere e attingere ad esempio tutto ciò che non è educativo, che è imputabile a comportamenti al di fuori della legalità? Si, lo so,  è un prezzo alto, altissimo, quello richiesto per difenderla, onorarla e portarla avanti. Ma se continuiamo a trincerarci dietro gli errori altrui e a trovare giustificazione verso i nostri a fronte di quelli più grandi, non avremo mai più il senso della vita, della morale e per conseguenza il senso di appartenenza e di amor di Patria.
Ecco che allora sarà importante, anzi, indispensabile, operare scelte giuste, genuine, di vero credo, e non di opportunismo personale … E attenzione: adesso non si gioca più! Il Paese è in ginocchio, in coma quasi irreversibile, di beni e valori: soprattutto di valori.  Saranno dunque scelte importantissime che potranno ricostruire o demolire per sempre.
Credere; Fare; Operare; Rimediare; Lavorare; Rinunciare!”. Ecco i verbi giusti. Orbene, anche voi, signori governanti: Credete, Fate, Operate, Rimediate agli errori commessi, Lavorate a progetti reali, seri, fattibili, e Rinunciate a tutti i privilegi della casta. Siate il primo buon esempio di fronte ad un popolo che vi guarda come punto di riferimento. Iniziate sin da subito a rinunciare, assaporandone perfino la parola... Fate che sia una poltrona scomoda, scomodissima, per riconquistare Credibilità! E insieme a tutti  gli italiani - di buona volontà - a cui avete sempre chiesto - enormi sacrifici - e poco restituito in termini di "tutto", si tenterà di ricominciare a ricostruire un'Italia unita, seria e solida!

Io  ho già scelto: rivoglio la mia PATRIA.

Marina De Luca

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