Il sito del Festival recita così: Progetto su Pulcinella di I. Stravinskij - Commissione Stresa Festival.
Il pianista e compositore franco-americano Dan Tepfer non è nuovo a rivisitazioni di musica classica elaborate attraverso un’ottica originale e convincente. Le sue fortunate Variazioni Goldberg / Variations sono un esempio di come si possa utilizzare il capolavoro bachiano attualizzandone il linguaggio in chiave jazz. In prima esecuzione assoluta il pianista presenta a Stresa, grazie alla commissione del Festival, la sua personale visione del Pulcinella di Stravinskij, coadiuvato dal bassista Michal Baranski e dal batterista Nate Wood. Ancora poco conosciuto in Italia, Dan Tepfer ha un curriculum jazzistico di tutto rispetto, vantando illustre collaborazioni tra cui quelle con Lee Konitz, Pharaoh Sanders, Paul Motian… Il pubblico della serata potrà apprezzare le sue capacità di generare musica di grande spessore partendo da un capolavoro del Novecento, nonché avrà un’occasione importante per ascoltare un pianista, e il suo trio, di statura internazionale.
Tra Classico e Neoclassico
Dan Tepfer, pianoforte
Michal Baranski, basso
Nate Wood, batteria
Sporadico frequentatore dei concerti jazz, mi approccio d’abitudine con l’atteggiamento di chi pensa ‘stiamo a vedere’! ed anche in questo caso è stato così, ma fin dall’attacco comprendo che stiamo entrando in un mondo nuovo con una nuova visione, direi romantica, del jazz.
Dan Tepfer esordisce asserendo che questa commissione dello Stresa festival la considera come una ‘very exciting experience’ e si rivela immediatamente un raffinato interprete con un tocco decisamente consapevole e sensibile e, creando rarefatte atmosfere ammantate di delicatezze, pone il jazz in una nuova dimensione romantica.
Partendo da tonalità ‘educate’ va in crescendo con moderatezza e rispetto; il batterista Nate Wood si propone quasi con riservatezza senza accedere mai alla prevaricazione che talvolta la batteria ha sul resto della formazione, così come il contrabbassista Michal Baranski duetta con una sorta di affetto con la tastiera di Tepfer e non esordisce mai in protagonismi che altri esibiscono con superficialità.
Man mano che il concerto procede i colori si fanno più accesi con divertenti troncature finali e scintillanti narrazioni di danze veloci ben ritmate, che si esprimono con frasi musicali complesse, ma rese con semplicità e sicuro amore per quelle note.
Si tratta di una prima esecuzione, pertanto è musica mai ascoltata prima, ma immediatamente pervade lo spirito dell’ascoltatore anche per la passione e l’ironia che con mistero e vibrazione rendono percettibile ed efficace l’ascolto.
Concludo con l’annotazione che per me si è trattato d una vera lezione/guida all’ascolto, riscoprendo che il jazz è anche dolcezza e che può descrivere il tormento, vedendo già la luce della soluzione, attraverso un percorso di equilibrio, insomma una very exciting experience.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
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