Vincenzo La Scola, 53 anni, cantante palermitano e beniamino del pubblico, è morto il 15 aprile, stroncato da un infarto. Il tenore si trovava in Turchia per una Masterclass. A luglio La Scola avrebbe dovuto fare un omaggio a Frank Sinatra, allo Spasimo per il Brass, seguito naturale del disco che stava incidendo dedicato a “The Voice”. Per oltre 25 anni ha vantato una carriera di successo mondiale nelle opere del repertorio italiano di Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Gaetano Donizetti e Vincenzo Bellini. Conosciuto anche nella musica leggera per la collaborazione nel 2009 con Cliff Richard nell’album Vita mia.
La Scola era stato Cavaradossi, Rodolfo, Manrico, il duca di Mantova: aveva incarnato, insomma, tutti i grandi personaggi della lirica, dando vita ai loro amori, ai loro intrighi, ai loro inganni con voce possente ma nello stesso tempo squisita, bella, chiara, una voce che, per registro naturale possiamo definire donizettiana, ma che valorizzava ogni ruolo che il tenore interpretava.
Lo caratterizzava un profondo senso di professionalità e di rispetto per il suo e per il lavoro di tanta altra gente del teatro, tant’è che ricordo ancora quando nel 2002, proprio al Teatro Massimo di Palermo, lo abbiamo visto andare in scena per "I racconti d'Hoffmann" di Offenbach, nonostante sua madre fosse morta quello stesso giorno. Lui stesso disse che volle andare in scena perché, sua madre, avrebbe voluto così. Un atto d'amore, quindi, verso la sua mamma, la sua città e il suo teatro.
Potrei chiudere con questo ricordo tenero e grande al contempo il mio articolo sul grande artista che Vincenzo La Scola era, ma per dovere di cronaca ritengo giusto fare un excursus sulla sua vita artistica.
La Scola, dopo aver studiato canto con Arrigo Pola, Carlo Bergonzi e Rodolfo Celletti, nel 1982 vinse il Premio Alessandro Ziliano al Concorso di voci verdiane di Vico Equense. Fece il suo debutto nel 1983 al Teatro Regio di Parma nel ruolo di Ernesto nel Don Pasquale di Gaetano Donizetti. Due anni dopo è già a Bruxelles per l’esordio della sua carriera internazionale. La sua carriera ebbe un rapido sviluppo e nel 1989 aveva già cantato all'Opera di Colonia (debutto 1985), al Festival Puccini (debutto nel 1987 nel ruolo di Rinuccio in Gianni Schicchi), al Teatro La Fenice (debutto nel 1987 nel ruolo di Tonio ne La fille du régiment), al Théâtre de la Monnaie (debutto nel 1984 nel ruolo di Nemorino ne L'elisir d'amore), all'Opera di Kiel (debutto 1985), all'Opéra-Comique (debutto nel 1987 nel ruolo di Rinuccio), all'Opéra Royal de Wallonie (debutto 1984), al Ravenna Festival (debutto nel 1989 nel ruolo di Alfredo in La traviata), al Teatro Comunale di Bologna (debutto nel 1988 nel ruolo di Arlecchino Battocchio ne Le maschere), al Teatro Regio di Torino (debutto nel 1988) e al Teatro alla Scala (debutto nel 1988 nel ruolo di Nemorino). Nel 1986 fece le prime tre incisioni discografiche come tenore solista in Petite messe solennelle di Rossini per Erato Records e due opere, Genesi di Franco Battiato e Beatrice di Tenda di Bellini. Negli anni novanta cantò alla Royal Opera House (debutto nel 1990 nel ruolo di Rodolfo in La bohème), al Teatro Carlo Felice (debutto nel 1990 come Rodolfo), allo Sferisterio di Macerata (debutto nel 1990, Rodolfo), alla San Francisco Opera (debutto nel 1991 nel ruolo di Tebaldo ne I Capuleti e i Montecchi), al Teatro San Carlo (debutto 1991 come Gennaro in Lucrezia Borgia), al Teatro dell'Opera di Roma (debutto 1991 nel ruolo del Duca di Mantova in Rigoletto), All'Opera di Amburgo (debutto 1991), all'Arena di Verona (debutto 1992), alla Wiener Staatsoper (debutto 1992) e al Metropolitan Opera House (debutto nel 1993 come Rodolfo).
Nominato ambasciatore UNICEF nel 2000, tre anni dopo è al MET di New York con “La Boheme”.
L'ultimo impegno di Vincenzo La Scola, è stato l'insegnamento per l'Accademia Conca d'oro, e qualche mese fa lo abbiamo visto a Terrasini come testimonial del Festival Conca d'oro.
Sembra un finale d'opera, di quelli tragici nei quali muore il tenore, ma purtroppo, questo, non è finto… come già ha scritto qualcuno. Nel ruolo di Cavaradossi, in punto di morte, tante volte lo stesso Vincenzo ha cantato "L'ora è fuggita"… e proprio come in "Tosca" il tenore non si alza più.....
Cala, per Vincenzo La Scola, il Sipario del grande teatro della Vita, ma il ricordo di un grande artista rimarrà sempre nel cuore degli amanti del “bel canto” e di tutti coloro che lo hanno amato nella vita di tutti i giorni. Palermo ti saluta con un Addio pieno di affetto, Vincenzo!