E’ ardua impresa tentare di condensare in poche righe le emozioni palpitanti di una serata memorabile, ma volendo provarci riferisco le parole sentite ad un intervallo nel foyer d’ingresso :” Opera inattaccabile, assolutamente perfetta” ! Si, tutto il pubblico in ogni ordine di posto ha applaudito forsennatamente ogni qualvolta l’applauso non ha ‘disturbato’ la musica. Tutti i ruoli hanno ricevuto tributi di consenso ed a modesto parer mio, decisamente meritati. Una nota cantante lirica del passato, presente in sala, mi ha sussurrato: “vedi che quando fanno bene, nessuno fischia” e lei (che per rispetto non cito) vi assicuro che se ne intende !!!!!
Grand-Opéra in cinque atti
Libretto di Hector Berlioz
Nuova produzione
In coproduzione con Royal Opera House, Londra; San Francisco Opera e Wiener Staatsoper
Direttore Antonio Pappano Regia David McVicar Scene Es Devlin Costumi Moritz Junge Luci Wolfgang Göbbel Coreografia Lynne Page
Enée Gregory Kunde Chorèbe Fabio Capitanucci Panthée Alexandre Duhamel Narbal Giacomo Prestia Iopas Shalva Mukeria
Ascagne Paola Gardina Cassandre Anna Caterina Antonacci Didon Daniela Barcellona Anna Maria Radner Hylas Paolo Fanale
Priam Mario Luperi Un chef Grec Ernesto Panariello L’ombre d’Hector Deyan Vatchkov Hèlénus Oreste Cosimo 1er soldat Troyen Guillermo Esteban Bussolini
2eme soldat Troyen Alberto Rota Un soldat Luciano Andreoli Le Dieu Mercure Emidio Guidotti Hécuba Elena Zilio
LES TROYENS ALLA SCALA, ovvero l’arte di allestire un CAPOLAVORO.
Il teatro d’opera è sovente crogiolo di esternazione di consensi e dissensi e sovente di contestazioni, ma quando la produzione è inattaccabile e la rappresentazione non ha punti deboli ecco che anche il severo teatro alla Scala di Milano esplode in continui boati di consenso ed apprezzamento: questo è successo alla Prima di “Les Troyens” di Berlioz, con la direzione di Antonio Pappano vigoroso ed alternativamente delicatamente sensibile; l’orchestra ha risposto al bel gesto di Pappano che ha seguito il palcoscenico con la stessa cura e minuziosa attenzione ed i risultati sono stati tangibili.
La narrazione è conosciuta fin dai banchi di scuola, ovvero la distruzione di Troia e poi les troyens a Cartagine e nell’immaginario collettivo un grande cavallo entra di notte in Troia per liberare dal ventre i guerrieri che la distruggeranno.
David Mc Vicar ha dato una lettura fedele e oltre il tempo, mantenendo il simbolismo con efficacia straordinaria ed ecco quindi che entra la grande testa del cavallo costruita con pistoni, ghiere e rotelle metalliche (come poi il guerriero al finale) ad occupare il palco ed invadere la scenografia di grande impatto e funzionalità espressiva, creata da Es Devlin ed esaltata dall’utilizzo emozionante delle luci disegnate da Wolfgang Gőbbel e riprese da Pia Virolainen. L’atemporalità è suggellata anche dai costumi di Moritz Junge .
Questa Grand Opera racchiude realmente tutti gli elementi che rendono il teatro d’opera la forma più completa di spettacolo, infatti a completare la messa in scena ed a valorizzarla han ben contribuito i danzatori ed acrobati, elementi non integranti, ma coprotagonisti costruttivi di alcune scene chiave, ben diretti da Lynne Page.
Il canto ! Il cast è certamente costituito da voci tra le migliori del panorama lirico ed attraverso una vibrante tensione è stato raggiunto un diapason meraviglioso e brillante.
Gregory Kunde , al massimo del suo splendore vocale ha interpretato Enea con limpidezza arrotondata ed armoniosa amplificando così la drammaticità interpretativa, creando un meraviglioso eroe.
Cassandra ha ancora una volta trovato in Anna Caterina Antonacci la sua migliore interprete: solenne e appassionata ha reso la complessa tragicità del personaggio con grandi capacità d’attrice ed espressive timbricità vocali.
La regale ed innamorata Didone ha trovato un habitat di altissimo livello in Daniela Barcellona che con la semplice naturalezza che la contraddistingue ha iniziato il suo personaggio con gioiosità affettuosa , trasformatasi poi in terribile delusione, fino all’estremo sacrificio. Le sfumature della voce hanno possentemente disegnato amore, sensualità e disperazione.
Maria Radner ha intepretato Anna con voce morbida e vellutata, mentre Chorèbe ha trovato vita nei colori bruniti di Fabio Capitanucci . Deciso ed imperioso Giacomo Prestia in Narbal e decisamente poetico e descrittivo Shalva Mukeria in Iopas .Hylas è stato interpretato da un accattivante Paolo Fanale , mentre Paola Gardina ha realizzato un atletico, fresco e convincente Ascanio. Piacevole reincontrare sul palco Elena Zilio in Hecuba ed un convinto apprezzamento per ogni ruolo, ogni interprete ed interpretazione.
Grande protagonista è stato anche il superbo coro della Scala che sotto la guida di Bruno Casoni ha toccato punte di eccelsa bellezza.
La Musica vince sempre.
Renzo Bellardone
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