Da quando l’inquinamento globale ha fatto la sua non gradita comparsa, i Presidenti degli Stati Uniti non si sono mai preoccupati eccessivamente a tal riguardo. La loro politica non ha risentito positivamente degli allarmi lanciati da eminenti scienziati e associazioni per la protezione dell’ambiente. Barack Obama, invece, ha avuto un atteggiamento che oso definire ondivago. Durante la scorsa campagna elettorale, che lo avrebbe portato per la seconda volta alla Casa Bianca, fece riferimento ai cambiamenti climatici durante un comizio a Charlotte, città del North Carolina. Parlò di fonti energetiche alternative, quindi eolico, gas naturale, “carbone pulito”, biocarburanti. E parlò di, appunto, variazioni del clima. Fu molto duro e realista, li definì problema serio, una minaccia soprattutto per le generazioni future. E propose di ridurre l’uso del carbone. Nel giugno dello scorso anno, un’improvvisa accelerazione: proposta per ridurre l'inquinamento. Riporto le sue esatte parole: “Preparare il nostro paese agli impatti del cambiamento climatico e guidare gli sforzi nel combatterlo. Abbiamo bisogno di scienziati che mettano a punto nuovi combustibili. Abbiamo bisogno di ingegneri che individuino nuove fonti energetiche e di aziende che le producano e le vendano. Abbiamo bisogno di lavoratori che gettino le basi per un'economia 'pulita'. Abbiamo bisogno di tutti, ognuno deve fare la propria parte per preservare quello che Dio ha creato per le future generazioni. Non c'è un'unica misura che possa invertire gli effetti del cambiamento climatico ma si tratta del mondo che lasciamo ai nostri figli, a loro dobbiamo tutto quanto possiamo fare. Questa è sfida che riguarda tutti: tutti abbiamo una posta in gioco nel risolverlo insieme". Bene, parole in grado di suscitare speranze. Poi, però, una sorta di mazzata, esattamente nel novembre 2013: invita tutti prepararsi al peggio. “Con l’autorità conferitami come Presidente dalla Costituzione e le leggi degli Stati Uniti d’America, e al fine di preparare la nazione per gli impatti dei cambiamenti climatici intraprendendo azioni per migliorare la preparazione e la resilienza climatica, si è così ordinato come segue”. Segue un lunghissimo comunicato che risparmio al lettore, chi è interessato può leggerlo sul web. In sintesi, nel testo si fa riferimento a: scioglimento del permafrost o permagelo (suolo permanentemente ghiacciato), aumento delle temperature, siccità in alcune zone e alluvioni in altre, acidificazione degli oceani. Stranamente nessun accenno alla centrale nucleare di Fukushima e all’enorme chiatta galleggiante di plastica dell’Oceano Pacifico, estesa su una superficie pari a due volte quella della Francia, cioè tra lo 0,41% e il 5,6% dello stesso oceano. Prepararsi al peggio acquista il significato di resa. Abbiamo perso, non ci resta, appunto, che subire le conseguenze della catastrofe planetaria. Non sono d’accordo! Lei, signor Presidente, è l’uomo più potente del mondo, capo della Nazione più potente e ricca. Di quella che, purtroppo, ha inquinato di più per lo stile di vita dei suoi abitanti. Lei signor Presidente non può dare l’impressione, per alcuni certezza, della sconfitta, ribadisco. L’uomo ha inquinato, l’uomo può disinquinare. Deve disinquinare! Cifre incalcolabili sono destinate ai maledetti armamenti, briciole alla lotta per la salubrità dell’ambiente naturale. Lei ha il potere di invertire la rotta. Lei deve invertire la rotta! Non è possibile che la vita degli oceani, dai quali dipende quella dell’intero pianeta, sia compromessa da un mostruoso agglomerato di rifiuti. Vari, piuttosto, un piano per raccoglierli e renderli innocui. L’America da sola non ce la può fare? Cominci a dare l’esempio e poi inviti tutti gli altri Stati a fare altrettanto. Tutti siamo coinvolti e tutti dobbiamo collaborare. Ma tutto ciò non basta e non basterebbe, non sono uno sprovveduto. Solo una vera rivoluzione delle coscienze potrebbe salvarci. A lei il compito, anzi il dovere, di promuoverla, sostenerla e portarla a raggiungere gli obiettivi. Quali? Uno stile di vita più austero, un’equa ripartizione delle risorse, una lotta vera e senza quartiere agli armamenti. Non ci sono altre alternative, il tempo è scaduto. Compito immane, lo so, ma proporzionato all’immenso potere che lei esercita sugli Stati Uniti e sul pianeta. Onori e oneri devono camminare di pari passo. Segua l’esempio del suo predecessore Franklin Delano Roosevelt, che infondendo coraggio e spronando a non arrendersi, sconfisse la Grande Crisi del 1929. Sconfigga la Grande Catastrofe Ambientale del 2014!
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