Povera Italia! Non solo vilipesa proprio da coloro che avrebbero dovuto e dovrebbero tutelare il prestigio, non solo scarnificata dal punto di vista economico da torme di ratti famelici, non solo derisa all’estero per colpa di pagliacci e voltagabbana, ma anche avvelenata. Dopo la Terra dei fuochi in Campania, tocca all’Abruzzo. Hanno “scoperto” che ospita “la più grande discarica di rifiuti pericolosi di tutta Europa”, a Bussi sul Tirino (Pescara). Può sembrare incredibile ma questa definizione risale al 2007! Marzo 2007. Si ebbe notizia di un’infinità di porcherie messe sotto terra: esacloroetano, tetracloruro di carbonio, tricloroetilene, metalli pesanti.
Adesso, come sempre, polemiche. E, come sempre, non faccio commenti, ne ho piene le tasche. Del resto, parlare con i muri è azione oggettivamente idiota. Già sarebbero sufficienti le due summenzionate regioni, ma penso che la situazione generale sia infinitamente peggiore. Siamo sicuri, infatti, che non ce ne siano altre? Proprio sicuri? Lo spero. Non ci credo, ma spero. Un dolore infinito! Soprattutto perché risulta incredibile come, per decenni, siano stati consentiti simili sfaceli. La legge non ammette ignoranze. Quando un comune cittadino è fermato a un posto di blocco e cerca di spiegare i perché delle minuzie contestate, rispondono con questa fesseria. Si sentono al sicuro con questa fesseria. E si deve pagare. Giusto. E ignorare l’opera d’inquinamento? Perché delle due, l’una: o chi aveva il preciso compito di controllare il territorio ignorava sinceramente le devastazioni o faceva finta d’ignorare. Non si scappa, trattasi di ragionamento matematico. Ma la legge non ammette ignoranze. Quindi dovrebbero essere puniti adeguatamente nel caso della buona fede e infinitamente di più nel caso della mala fede. Ricordo che trattasi di danni ambientali per certi aspetti non risolvibili. Si parla di bonifica (se e quando), ma qualcuno mi dovrebbe spiegare i metodi per disinquinare le falde acquifere, anzitutto. Quale la pena adeguata nei confronti dei responsabili e degli irresponsabili? Nel nostro codice penale non esiste da molti anni, è stata abrogata. Altro commento per quanto riguarda le responsabilità morali, almeno credo siano solo morali. Anzitutto dei ministri dell’Ambiente. Desidero solo menzionare quelli dell’area verde: Carlo Ripa di Meana (dal 28 giugno 1992 al 28 aprile 1993), Edoardo Ronchi (dal 17 maggio 1996 al 25 aprile 2000), Alfonso Pecoraro Scanio (dal 17 maggio 2006 all’otto maggio 2008). Non ho citato Rutelli perché si dimise dopo tre giorni dal giuramento, in riferimento agli altri non ho nulla da commentare. Orbene, da questi signori ci si sarebbe aspettato molto di più di quanto abbiano fatto, secondo alcuni di quanto non abbiano fatto. Un fondo di verità deve pur esserci se il crollo elettorale ha travolto il partito o movimento ecologista, tanto da non avere un solo rappresentante né alla Camera né al Senato. Passiamo poi ai presidenti di regione e di provincia, ai sindaci, ai prefetti. Sicuri che non debbano rimproverarsi nulla? Me lo auguro per loro. La fogna tossica di Caivano e dintorni ha visto e vede in don Patriciello il faro, l’approdo sicuro, la guida. Che Dio gliene renda merito! Ma è mai possibile che un sacerdote, un semplice sacerdote, stia risvegliando le coscienze e inchiodando il sistema alle gravissime responsabilità e coloro che godono di autorità e mezzi non si sa nemmeno chi siano? È mai possibile? E quali mezzi ha a disposizione un sacerdote? Solo la parola, la determinazione, il coraggio, l’amore verso il Creato e i fratelli che lo abitano. Encomiabili caratteristiche che, evidentemente, mancano ad altri. Un’ultima considerazione: alcuni commentatori hanno chiamato sul banco degli accusati i cittadini, i semplici e comuni cittadini. Per avere taciuto, per non avere visto, per avere sopportato anni di distruzione dell’habitat nel quale essi stessi vivono e nel quale i discendenti dovrebbero vivere. Ci sono state molte polemiche anche per questa correità. Su facebook alcuni sono stati fortemente criticati e perfino insultati. E perché? Un fondo di verità esiste anche in questo caso. Eccome se esiste! Se all’inizio ci fosse stata una presa di posizione ferma, una vigilanza dei siti e una vera, anche se pacifica, sommossa popolare, tutto questo non sarebbe successo. Non esiste dubbio, però, che le responsabilità maggiori ricadono sulle spalle di chi aveva il dovere d’intervenire. Alla classe politica lancio un appello (che so essere inutile): dopo averlo portato a un’agonia lenta, umiliante e dolorosa, sparate a questo martoriato Paese un colpo in mezzo agli occhi, ma proprio in mezzo. Almeno non lo farete più soffrire.
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