Accuse di populismo dell’intolleranza, muso duro contro i censimenti etnici, annunci categorici e azioni opposte a decisioni delle alte cariche dello Stato: Leoluca Orlando in questi giorni non si sta facendo mancare nulla, e tra un’apparizione a un evento culturale e una sparizione in Consiglio comunale, sta dando prova di voler fare ancora il bello e il cattivo tempo. Ma in che direzione porta l’atteggiamento di Orlando? I manifesti di qualche anno fa ci assicuravano che “Il sindaco lo sa fare”; tante luci e ombre sul suo operato, la sua azione politica può essere tanto condivisa quanto massacrata. Ma è giusto pensare, come gli viene criticato, che l’azione del primo cittadino nei confronti dell’acerrimo nemico Matteo Salvini non abbia nulla a che vedere con gestione e prosperità della città di Palermo? Probabilmente sì.
Da quando è nato il nuovo governo Conte, Matteo Salvini è il personaggio politico più in vista d'Italia. Quasi nella replica di un "effetto Renzi", la carica mediatica e il piglio schietto del nuovo Ministro degli Interni sono finiti sulla cresta dell'onda. Il popolo italiano è diviso: chi vede la nuova formazione esecutiva come il “governo Salvini”; chi la giudica una banda di irresponsabili destinata a schiantarsi contro la realtà; chi ancora sta cercando di appurare fino in fondo se il Salvini ritratto con addosso la sola cravatta in un settimanale nel dicembre 2014, sia davvero la stessa persona che dopo una manciata di giorni di mandato ha già cacciato le navi delle Ong dai mari italiani e annunciato il censimento dei Rom. Il sindaco di Palermo non ci sta. Ma il suo ostruzionismo cosa c’entra? Perché il primo cittadino si scaglia con veemenza contro l'uomo del momento, in una logorante lotta alla dichiarazione più pungente e alla presa di posizione più ferma?
Forse Orlando è stanco di vivere la politica nella sua dimensione più vicina al “basso” del cittadino, da ventennale detentore delle chiavi di una città che innumerevoli volte lo ha criticato durante la sua attività ma che in altrettante situazioni lo ha richiamato a sé quando al suo posto c’era qualcun altro. “Megghiu u tintu canusciutu…” dice un proverbio della nostra terra. Forse il ruolo di sindaco di una città tutta ansie e gioie, guerra e pace, violenza e amore, non è più una dimensione adatta a un Leoluca Orlando ormai sazio di governo locale, forse più voglioso di sfide su scala più larga. Certo, è facile considerarlo quando si è all’ultimo mandato utile per fare il sindaco… Eppure il collegamento tra le polemiche con Salvini e la possibilità che Orlando stia preparando un trampolino (uno qualsiasi, da protagonista o con altro ruolo) verso qualcosa che gli possa dare nuovi stimoli politici, sembra abbastanza reale.
D’altro canto - per prenderla con ironia - nonostante le gravi accuse palermitane Matteo Salvini riesce ancora a dormire sereno. All’annuncio di Orlando dell’apertura del porto in barba alle disposizioni nazionali, il Ministro risponde dichiarando che dieci, cento, mille Aquarius che non battono bandiera italiana non approderanno mai più in Italia; All’odierna accusa del sindaco di aver riportato l’italia “ai tempi di Hitler e Mussolini, quando non c’era programmazione”, il leghista fa nuovi proseliti nel suo personale (e non solo) dibattito etnico, destreggiandosi fra ciò che è costituzionale e ciò che non lo è; alle critiche mosse davanti alle telecamere che sembrano aver peso per tutti tranne che per l'interessato, “Matteo” replica incarnando la gioia del suo elettore-tipo per l’abbattimento di una casa Sinti - che altro non era che la fase finale di un procedimento vecchio anni. Poco importa, il risultato è schiacciante: parole contro fatti.
Orlando insiste su una linea che già da tempo Salvini ha capito, studiato, e a suo tempo anche usato con gli avversari. Ma quel tempo è passato, adesso è il Ministro degli Interni e il suo compito è agire. E il compito di Orlando qual è? L’Amat minaccia di consegnare il tram all'amministrazione comunale se non viene adeguato il contratto di servizio; i consiglieri Cinque Stelle del Comune di Palermo annunciano mozioni di sfiducia nei confronti delle “menzogne” e dell’assenteismo del sindaco; Fabrizio Ferrandelli e l'opposizione intera formano un muro compatto, criticando la gestione di una città che in occasione di Manifesta 12 sta mostrando al mondo le bellezze che innumerevoli dominazioni hanno generato, e al contempo il blocco totale del Centro Storico per il cantiere di un ponte - il Corleone - che si sapeva fosse a rischio dall'ormai lontano 2002. Ma Orlando continua imperterrito a parlare con lo sguardo rivolto in alto. Sotto il suo naso un'intera città, e la convinzione sempre più forte che lui se ne stia dimenticando.
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