Eri bella, bellissima.
Eri la nostra madre, o terra cara, ci nutrivi e rasserenavi il nostro spirito.
Da te nascevamo, in te ritornavamo. Così per secoli.
Poi il dio denaro ci separò e tramutò l’amore in odio. Lacerammo il tuo corpo immacolato con larghe e dritte ferite.
Sulla tua pelle di seta producemmo escrescenze nauseabonde.
Triturammo e devastammo la struggente tua bellezza.
Come demoni lacerammo la tua carne, infierendo sempre più.
E tu, madre terra, avvelenata e agonizzante, piangevi disperata e attonita.
E le lacrime che rigavan le tue gote si cangiavan in rivoli oleosi e schiumosi. Fino alla fine.
Ma quando Colui che con amore per noi ti creò, spinto da pietà e giustizia, stese il mantello sul tuo cadavere e ti benedisse, risorgesti.
E ritornasti a essere bella, bellissima. E verde e fresca e incontaminata. E così rimanesti. Per sempre.
(Poesia di anonimo del ‘900)
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