Vuoi rendere impossibile per chiunque opprimere un suo simile? Allora assicurati che nessuno possa possedere il potere.
Michail Bakunin
E infatti così è. Ci hanno tolto perfino la libertà di ragionare, di capire, di accettare con consapenolezza, ed è per questo che nascono sentimenti di comune indignazione in chi si reputa ancora un essere pensante, ancor prima di eseguire ordini, abbassare passivamente il capo e subire gli amari effetti della sudditanza. Ormai questi termini di duro raffronto appartengono quasi a tutti, meno che ai signori e padroni della “impopolare casta”. Indignazione, indignarsi: cos’è di fatto? È provare vivo risentimento, non tanto per qualcosa che ci offende direttamente o singolarmente, quanto per ciò che è in sé riprovevole o che comunque offende il senso della morale. La vita, si sa, ci riserva molte quotidiane occasioni per provare rabbia. Tuttavia, questo condannabile sentimento non dovrebbe mai essere causato da quelli che, tanto tempo fa, osavamo ritenere le più alte cariche dello stato. Leggere un giornale, ascoltare un telegiornale o la radio è diventato un vero e proprio supplizio, una punizione contro se stessi, quasi un volersi fare del male. Le persone oneste non possono non inasprirsi di fronte ai fatti che ogni giorno siamo costretti a vivere sulla nostra stessa pelle. Abbiamo già affrontato nel nostro giornale, ed appoggiato attraverso svariati articoli, la sofferenza di chi è veramente in trincea e continua le sue lotte sul cammino della sopravvivenza, ormai saturo di brutti sentimenti quali la collera e l’odio, si, perfino odio e mortificazione non più repressa, ma totalmente espressa senza più pudore alcuno, insieme ai crescenti e pericolosi tumulti dell’anima. Le famiglie piangono per questa ormai inesistente Patria che sta raccogliendo cadaveri umiliati e uomini sempre più spenti e sempre più verso la via del baratro; una Patria di pochi eletti dunque, che non muore di vergogna e continua la sua normale vita tra insani vagheggiamenti: poiché assente di una sola goccia di sudore o di una singola rinuncia; una Patria senza più l’orgoglioso Tricolore, che non capirà mai il sacrificio del vero lavoro, semplicemente perché non lo ha mai conosciuto. Uomini vuoti e piccoli, non certo per statura fisica, ma di certo per quella morale, che si sono nascosti dietro questo nome – Patria - mascherati da altisonanti titoli o da tronfie raccomandazioni. Quanto disgusto! Ecco la verità di chi detiene il potere, ecco chi sono veramente. Individui senza fede, senza umanità, illusionisti di eccellente oratoria che, con falsa e illuminata sfacciataggine, continuano ancora e ancora a chiedere, per salvaguardare il loro potere, i loro beni e i loro adepti: figli e figliastri, creando incredibili formazioni, quasi si trattasse di squadre di calcio con improponibili allenatori. Vi reputo troppo intelligenti per capire da voi, in chiara lettura, come stanno realmente le cose, come sono capaci di rimpastarsi o magari di contentarsi di irragionevoli alleanze pur di restare ben saldi ai loro ruoli. Mi chiedo: chi di loro ha mai costruito e conosciuto la vera dignità del lavoro? Il pianto da lavoro? Nessuno o forse davvero pochi, così pochi che non riescono nemmeno a fare rumore. Chi invece ha i calli alle mani oggi piange, si, piange, stretto dalla morsa dei propri impegni e dalle proprie attese. E forse anche la famiglia, mi rendo conto, potrebbe rappresentare un dolce, seppure amaro vincolo, che riesce a far soccombere a ciò in cui non si crede più. Chi ha lo stipendio a casa con i super privilegi - che si è inventato e auto donato - non capisce, non può capire il lutto della perdita di anni di sacrifici, il dolore di vedere il proprio lavoro sottomesso ai giuochi di potere, sempre più sfacciatamente ingiusti. Tutti gli altri, siamo i compagni di sventura, quelli che a capo chino stiamo soccombendo alle loro insulsaggini, ai loro non so, alle loro finte indagini. Noi dobbiamo ribellarci a questo status di agonia e di morte, dobbiamo abolire radicalmente la dominazione e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. L’umanità dovrebbe essere satura di fratellanza e ricca di solidarietà cosciente, per raggiungere il massimo benessere possibile, il massimo possibile dello sviluppo morale e materiale. Dovremmo avere: pane, libertà, amore e scienza, per tutti! E se questa si chiama ANARCHIA che sia la benvenuta, là dove alberga il mio libero cuore. Oggi siamo soli, veramente tristemente tragicamente … sempre più soli. E allora sì all’Anarchia, un ordine senza potere, il pensiero più puro di politica, perché porta alla perfezione e sottintende cittadini e uomini liberi che sappiano ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Ma la perfezione, si sa, è solo pura utopia soprattutto per l’italiano per cui anarchia significherebbe solo fare ciòche gli pare!
In questo status vorrei trovarmi sin da subito e anche trattenermi: non mi piacciono le e queste catene e ad esse non voglio più piegarmi, perché non ho più alcun credo né rispetto di e per nessuno, nessuno!
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