"I canti popolari - dice Herder - sono gli archivi del popolo, il tesoro della sua scienza, della sua religione, della vita dei suoi padri, dei fasti della sua storia, l’espressione del cuore, l’immagine del suo interno, nella gioia e nel pianto, presso il letto della sposa ed accanto al sepolcro".
Forte di quanto disse Herder, oggi voglio fare un escursus sulle origini del canto siciliano, certa di fare cosa gradita per gli estimatori della nostra musica di tradizione popolare.
In principio era il melos… così potrebbe dirsi del canto popolare siciliano di tradizione orale, del canto spontaneo che si è congiunto, mescolato, con la poesia popolare nata in Sicilia e trasmessa oralmente. Il popolo ha creato e riconosciuto una melodia propria sulla quale adatta la poesia ereditata dai padri, la lingua parlata che sa fondersi docilmente con la forma ritmica della sua musica, una melodia che sicuramente la Sicilia ha prodotto, assorbendo nei secoli gli apporti di tutti i popoli che ne hanno calcato il suolo e facendo proprie le espressioni artistiche estranee con le quali e’ venuta in contatto.
Come osserva il grande musicologo Alberto Favara, nell’isola si sono succedute tante civiltà dalle tipiche manifestazioni musicali; il popolo siciliano, ascoltò il nomosgreco, il maqam arabo, l’innobizantino, la canzone cortese dei Trovatori, fino all’opulenta polifonia cinque-secentesca, un insieme di stili da cui è difficile rintracciare l’inizio della musica popolare siciliana, ma da cui è possibile ipotizzare, come l’armonia del nostro canto popolare sia posta su fondamenta antiche.
L’arte del canto popolare è sempre in condizione di ricettività; se un canto creato dal singolo veniva apprezzato ed adottato, diventava nel tempo, oggetto di tradizione. Il canto che nasceva da rustici poeti di paesi e villaggi sconosciuti, diventava il canto di tutti; il popolo premiava il loro merito col tramandare questa melodia, con l’impararla, col passarla di bocca in bocca da questo a quel paese, dalla montagna alla marina, dal campo al mercato. Via via si andava ritoccando, prendeva il colore locale, si creavano le varianti. In poco tempo si espandeva, veniva ripetuto in ogni dove, passava confini di paesi fino ad entrare a far parte del patrimonio comune, custodito, tramandato, ripetuto. Il commercio, le comunicazioni, i pellegrinaggi, le guerre, le grandi feste religiose, diffondevano i canti che venivano adottati, abbelliti, accolti, modificati, secondo le abitudini ed il carattere del popolo. Spesso accadeva che alcuni canti superassero i confini dell’isola assumendo altre forme dialettali, divenendo canti toscani, lombardi, veneti. Nei canti popolari, i siciliani hanno documentato la loro vita di tutti i giorni, la vita quotidiana del popolo; essi sono diventati un documento storico e filosofico, morale e religioso.
Scrive così Alberto Favara: "Nelle nostre canzoni popolari, sotto l’influenza diretta della melodia, la composizione poetica si sviluppa in una serie di immagini che si legano tra di loro, al di fuori di ogni nesso logico, una sintassi libera che ha tutti i caratteri dell’improvvisazione, una grande ricchezza di parole arcaiche, nella cui scelta la sonorità ha grande importanza, una lingua vincente in continuo divenire, sotto l’alito creatore della musica. Il testo poetico è come un materiale grezzo che il cantore dispone melodicamente come gli pare con l’espressione dei sentimenti umani fondamentali; quando l’esecutore ha reso quel sentimento, con un inciso melico caratteristico, ha reso in pieno il sentimento del popolo."
Bene, Lo Zàhara Ensemble, gruppo, molto apprezzato, “portavoce” delle nostre Tradizioni musicali è riuscito a fare rivivere il sentimento del popolo così proprio come lo voleva il Favara.
Un patrimonio di sentimenti affidato a melodie accorate, vario nei temi, inesauribile, immenso che trova voce nella nei canti del lavoro, del mare, della culla, nella preghiera delle donne dei marinai, nel lamento del carcerato, nella cantilena solitaria del carrettiere, nel canto d’amore ricco di sfumature, nella poesia dei cantastorie, veicolato da arrangiamenti armonici ricercati e da una curata vocalità ricca di passioni.
Vi anticipo già da ora che lo Zàhara Ensemble sarà protagonista nella sera del 5 settembre 2010 al Parco Villa Pantelleria Festival.
Un appuntamento a cui non potete mancare: la splendida cornice di una villa settecentesca, sotto il cielo stellato di una fresca serata d'estate palermitana, le bellissime sonorità dello Zàhara Ensemble sono gli ingredienti principali di un momento di gioia e di magiche evocazioni, sì...magari di altri tempi ma capaci di fare battere forte il cuore sempre. Cari amici, lì, ci sarò pure io ad aspettarvi numerosi, anzi….fate il passa parola…ci conto. Grazie, e a presto.