Nel 1978, la cosiddetta “Legge Basaglia” sancisce la chiusura dei manicomi in Italia. Si prospetta, idealmente, una nuova era, in cui chi soffre di disturbi mentali non venga più stigmatizzato e rinchiuso in spaventose strutture di contenimento, ma riabilitato e reinserito nella società. Ma, da quel momento a oggi, cosa si è realmente fatto? Cosa è davvero cambiato? Questo libro rappresenta una testimonianza diretta della realtà dei “nuovi manicomi”, uno spaccato di vita all’interno di una clinica psichiatrica italiana, dove l’autrice entra di sua spontanea volontà per provare a sconfiggere quel cancro dell’anima che risponde al nome di “depressione”, un male invisibile e, in quanto tale, troppo spesso sottovalutato e banalizzato da chi non lo prova sulla propria pelle. Un racconto potente nella sua semplicità, un collage di fatti, riflessioni e ricordi, capace di risvegliare le coscienze e scagliare il lettore in una dimensione a cui la maggior parte dei cosiddetti “sani” non vuole neppure pensare.
Barbara Giangravè (Palermo, 1982). Laureata in Scienze della Comunicazione, giornalista professionista dal 2006, ha lavorato per agenzie informative, testate giornalistiche on-line, uffici stampa. Nel 2011 viene insignita del titolo di Inspiring Woman of Italy per il suo attivismo antimafia. Inerti è stato il suo primo romanzo, vincitore del Premio Letterario Nazionale Augusta e finalista al Premio Letterario Nazionale Piersanti Mattarella. Con Fides Edizioni pubblica il suo secondo romanzo: In clinica psichiatrica c’è il glicine fiorito.
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