“Protagonista assoluta di questo romanzo è la musica; quella vissuta dal primo istante della nascente passione, sino alla dimensione professionale vera e propria.”
Così il maestro Uto Ughi introduce la prefazione al romanzo di Attilio Piovano “Sapeva di erica, di torba e di salmastro” pubblicato da Rue Ballu di Palermo.
Un titolo insolito per un romanzo alquanto articolato che si presta a differenti chiavi di lettura.
La prima, suggerita dalla prefazione e la più scontata è quella musicale. Attilio Piovano, musicologo, musicista, docente di storia ed estetica della musica ha privilegiato il ‘filone’ musicale, spaziando dalle melodie celtiche a Bach, da Dvořák, a Britten.
Un romanzo evanescente come un prélude di Debussy, dove natura e musica si fondono in un tutt’uno fascinoso. La musica della piccola arpa celtica che si diffonde nelle piazze, nei parchi, nei giardini delle città che Morwen, giovane protagonista del romanzo attraversa, che incuriosisce i passanti i quali si fermano conquistati dal ‘potere di fascinazione della musica’.
Da Amsterdam ad Amburgo su su fino ai fiordi delle Norvegia, si snoda il viaggio della piccola Morwen. Una vacanza entusiasmante, ma anche un percorso introspettivo alla ricerca di sé. Ancorché ambientato in un passato recente, da ‘troubadour’ Morwen diventerà seconda arpa della prestigiosa L.S.O; un percorso che si snoda con l’entusiasmo un po’ incosciente dell’adolescenza e, a tappe, giunge alla maturità, attraverso la conoscenza e l’accettazione di una realtà diversa con la quale dovrà confrontarsi per raggiungere gli obiettivi che si era prefissata.
Un romanzo fortemente evocativo: pur allontanandosi dalla sua terra, l’Isola di Wight, mondo aspro ma al contempo protettivo a cui Morwen appartiene, il pensiero sempre rimane ancorato al faro dell’isola, luce di riferimento nei momenti più bui della vita, descritti dall’autore con una tenerezza ed una suggestione singolari. Suoni e colori di un paesaggio magico; il profumo della torta di nonna Meggie come pure la puzza di kerosene dell’hovercraft. E ancora istantanee fissate nella memoria, come i capelli arruffati di papà, lo scodinzolare felice del cane Dan, le bambine della scuola di musica che portavano la stessa gonna scozzese di Morwen. Sinestesie multiple inseguono Morwen come folletti dispettosi che la fanno piangere e ridere ma che non le permettono di sentirsi mai sola. Un romanzo evocativo anche per i nebulosi riferimenti all’arcaico mondo celtico a cui Morwen appartiene. L’autore non ne fa cenno esplicitamente, ma al lettore attento non possono sfuggire certi ‘segnali’: l’erica, simbolo celtico per eccellenza insieme al vischio; la torba, la terra delle foreste, i templi celtici; il salmastro, il mare protagonista di molteplici leggende e ballate gaeliche. Infine, il nome stesso della protagonista il cui significato è “Bianco Mare” ha origini che si perdono nella notte dei tempi.
Attilio Piovano ha riversato nel romanzo tutto il suo amore per l’universo musicale e lo trasmette attraverso la voce di Morwen e degli altri giovani musicisti che lei incontra nel suo peregrinare, con rigorosa leggerezza, tanto da rendere familiari anche al più digiuno di musica dei lettori le Suites per violoncello di Bach come il “più bel concerto per violoncello che sia mai stato scritto” di Dvořák o le Ceremony of carols di Britten .L’excursus musicale si intreccia in maniera garbata con la quotidianità: occasioni felici e momenti bui, incontri amichevoli e incontri pericolosi, così come i sentimenti più profondi. Insomma, le avventure di un viaggio come le vicende di una vita sono accompagnate passo dopo passo dalle note di grandi musicisti che solo una competenza musicale compiuta e un amore incondizionato nei confronti della musica potevano suscitare le emozioni più disparate, ma mai infastidire. Persino la potente musica rock umilmente si zittisce di fronte alle timide note pizzicate sull’arpa celtica.
Attilio Piovano, adottando la scrittura in prima persona, ha tradotto in parole un bellissimo sogno, nato, giù al faro, tra le brughiere selvagge dell’Isola di Wight, lo sciabordio delle onde che si infrangono sulla scogliera illuminata dalla luce rassicurante della lanterna.
Maria Lacchio
Opere pubblicate dello stesso Autore:
“La Stella Amica” Daniela Piazza editore –Torino
“L’Aprilia Blu” Daniela piazza Editore – Torino
“Il Segreto di Stravinskij”
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