"O Capitano, mio capitano!" Chi conosce questi versi? Non lo sapete? È una Poesia di Walt Whitman, che parla di Abramo Lincoln. Ecco, in questa classe potete chiamarmi professor Keating o se siete un po' più audaci, "O Capitano, mio Capitano".
Soltanto un mio personale pensiero, nato dall'incredibile tragedia di questi giorni. Sento nella testa e nel cuore, come un ritornello, la frase "O Capitano, mio capitano" tratta dal film "L'attimo fuggente", dal quale si possono ricavare molteplici riflessioni: sulla vita, e sugli uomini.
"Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo, lo sai, vola e lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà." Ecco un'altra frase del celeberrimo film. Ma, a quanto pare, neanche questo il Capitano Francesco Schettino ha saputo fare dopo il clamoroso errore umano, non ha saputo cogliere la rosa per trasformare le spine in atto eroico. Avrebbe dovuto “cogliere l'attimo”, sia pure nell'errore, nella tragedia, per rimediare al danno cagionato, per salvare la vita ai suoi passeggeri, agli oltre 4000 passeggeri imbarcati sulla Costa Concordia e a lui affidati. Avrebbe dovuto proteggerli e obbedire al codice d'onore dei veri Capitani. Ma è stato incapace. Ed è doveroso domandarsi il perché, e questo al di là delle polemiche e della giusta rabbia. Perché non chiederselo e affrontare la questione solo con reazioni di rabbia - giustificate e condivisibili - significherebbe in qualche modo accettare e subire il danno di un uomo senza spina dorsale. E accettare altresì queste nuove caratteristiche umane, di uomini spenti e senza colore, lasciando che un tribunale compia attraverso una condanna la sua rivalsa. Invece no! Dobbiamo insistere che alla giusta e commisurata pena - non al proprio domicilio - si accompagni un'analisi degli aspetti umani, e delle responsabilità derivanti da questi nuovi atteggiamenti di vita e di costume. E che la formazione di questi individui - i Capitani - sia costante e vigilata da esperti del settore. E che non vi sia alcuna grazia, nemmeno a fronte di ipotetica simpatia da "Capitano di Crociera". Perché in queste navi ci sono famiglie, sposi in viaggio di nozze, bambini: insomma esseri umani che si affidano fiduciosi credendo di trovare il top, credendo di essere al sicuro. E che chi li "governa" dovrebbe avere la responsabilità e la diligenza del buon padre di famiglia. Il personale di bordo filippino - per risparmiare - che non parla la lingua, incapace di dare aiuto e di reagire, è inconcepibile e sembra quasi incredibile. Impossibile! E invece è vero, così hanno reso i testimoni ancora sotto shock, ed è giusto aprire gli occhi quando si opera una scelta, chiedere, pretendere, perché abbiamo il dovere di vigilare sulla nostra vita, e su quella dei nostri cari familiari. Ed è giusto capire se un’importante compagnia di navigazione affidi i suoi passeggeri ad uomini inadeguati, inesperti. Perché allora sarebbe ancora più grave di quanto stiamo stimando. E la responsabilità della terribile sciagura ricadrebbe su più figure ed elementi.
Nonostante tutto, voglio ancora credere che esistano i veri Capitani. Leader, trascinatori, ma anche uomini rigorosi, che sanno agire e affrontare l'esistenza e che sono obbedienti al codice d'onore. Gentiluomini che hanno insiti importanti valori, coraggiosi delle loro azioni anche discapito della loro esistenza. E che non siano soltanto una categoria capace di inchinarsi per gioco e goliardia ad un'isola. E che eseguano manovre azzardate e pericolose, ma piacevoli e stimolanti. No, non ci sono solo i novelli Capitani delle Crociere. Perché questa è solo incoscienza, pazzia! Sì, è vero, qualche volta può succedere una sorta di corto circuito, ma un uomo che fa un certo lavoro e che detiene un importante incarico e che ha la responsabilità di vite umane, deve, o dovrebbe avere, intelligenza, equilibrio, coraggio d'azione e di sentimenti; anche se ha sbagliato. E anche a costo della propria vita. In questi giorni ho ascoltato moltissimi paragoni con i Capitani del passato, quelli che facevano innamorare per fascino e grandezza, quelli che hanno fatto la storia. E anch'io ho riesumato i ricordi e le emozioni dei miei tempi, che sono riferibili soltanto ad un film che proviene però dalla storia:"Titanic".
Titanic era una nave passeggeri britannica della Olympic Class, divenuta famosa per la collisione con un iceberg nella notte tra il 14 e il 15 aprile 1912, e il conseguente drammatico affondamento avvenuto nelle prime ore del giorno successivo, e dove trovarono la morte migliaia di passeggeri. E ricordo la scena di un Capitano più volte invitato a mettersi in salvo, a salire sulla scialuppa di salvataggio, che non avrebbe mai abbandonato la sua nave prima di aver messo in salvo tutti i passeggeri. E che avrebbe preferito morire a bordo della sua nave, con la sua nave, così come dovrebbe agire un vero Capitano.
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