In occasione della mostra “Dalla Toscana alla Sicilia” , a cura di Sabina Caruso, si è offerta l'occasione di conoscere artisti e sodalizi creativi che in questo momento operano nel contesto toscano e soprattutto nella città di Livorno. La mostra appena conclusa ha permesso di riconoscere la consistenza di un humus creativo, forse poco noto , ma sensibile ai linguaggi artistici internazionali e di valutare somiglianze e differenze rispetto all' operato artistico dei siciliani ,componenti del gruppo che ha occupato il salone espositivo adiacente all' atrio di palazzo Jung. Tra gli artisti siciliani coinvolti, Sebastiano Caracozzo, partecipa con due tele di raffinatezza formale e tecnica.
L' artista palermitano osserva che l'arte, in occasioni di mostre collettive ben organizzate, possiede la capacità, a differenza della politica, di unire, senza procurare delle insanabili separazioni, inoltre non si crea dei complessi nel riconoscere che gli artisti toscani sono molto più organizzati dei siciliani che operano in condizioni di completa autonomia e solitudine , fuori da gruppi e da programmi costituiti. Gli artisti toscani sono vicini alle tendenze informali., astratte e concettuali , guardano all' Europa e superano i limiti di una ricerca estetica convenzionale che determini una sensazione di estrema mancanza di personalità creativa. Tra i Toscani meritano di essere ricordati Adastro Brilli che traduce con dispersioni apparentemente disordinate di colore acido e graffiante la capacità emotiva e comunicativa dell' Espressionismo astratto. Luigi Quarta si caratterizza per uno stile informale materico, mentre Mario Madiai, pur rimanendo nei confini rassicuranti dell' arte figurativa, non manca di compiere dei riferimenti alla poesia visiva, con delle valenze quasi concettuali, nonostante rimanga legato alla rappresentazione mimetica del dato reale. La mostra ha il merito di confermare la necessità di offrire agli artisti delle diverse regioni italiane l' opportunità di esporre anche al di là del contesto nazionale ufficiale della Biennale italiana di Venezia, manipolata da curatori che, andando alla ricerca del nuovo e dell ' inaspettato, spesso, trascurano gli artisti che, pur non facendo scuola e senza promuovere qualcosa di essenzialmente nuovo, svolgono con coscienza e professionalità, nel quotidiano , il mestiere della creazione.
Giuseppe Blando
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