Ad accusare Raniero Busco del delitto di Simonetta Cesaroni ci sono numerosi elementi che forniscono la prova della sua responsabilita'. E' quanto affermano i giudici della terza Corte d'Assise di Roma presieduta da Evelina Canale nella motivazione della sentenza con la quale l'ex fidanzato della Cesaroni e' stato condannato il 26 gennaio scorso a 24 anni di reclusione per omicidio volontario aggravato.
In particolare secondo la Corte gli elementi sono: "La presenza del dna dell'imputato sul corpetto e sul reggiseno specialmente in corrispondenza del capezzolo sinistro della vittima; l'assenza di dna di altre persone tranne che quello della vittima; la contestualita' tra il morso dato dall'assassino al capezzolo sinistro e l'azione omicidiaria; l'appartenenza a Busco deil'impronta del morso".
Gli elementi portati dalla difesa dell'imputato per confutare queste prove non reggono secondo la Corte ad un vaglio critico perche' non c'e' dubbio che le tracce sugli indumenti intimi della Cesaroni appartenenti a Busco siano state lasciate nel momento in cui la giovane venne uccisa. Secondo i giudici se per assurdo si volesse ipotizzare che a mordere il seno e ad uccidere Simonetta Cesaroni sia stata un'altra persona, questa avrebbe dovuto necessariamente lasciare il proprio dna sugli indumenti della ragazza. Ma cio' non e' accaduto perche' sul corpetto e sul reggiseno sono stati trovati soltanto materiali biologici della vittima in maniera grande e in maniera ridotta di Busco.
Esaminando il morso sul seno della vittima i giudici rilevano che questo e' un elemento probatorio di assoluta rilevanza ed e' stato provocato contemporaneamente all'aggressione della giovane. Cio' trova riscontro in un graffio provocato con il tagliacarte che e' servito all'assassino per colpire 29 volte il corpo della ragazza. C'e' inoltre la presenza di una crosticina siero-ematica che ha le stesse caratteristiche di quella rilevata sul capezzolo sinistro della Cesaroni.
Nella motivazione poi si sottolinea con riferimento all'ora del delitto che questa sia avvenuta tra le 17.15 e le 17.30. Poi a rafforzare i sospetti contro Busco sono i racconti fatti dai portieri dello stabile di via Poma Giuseppe De Luca e Pietrino Vanacore. Furono loro a dichiarare di aver visto verso le 18 anche se di sfuggita una persona che scambiarono per l'inquilino del palazzo. Questa persona usci' dal cortile condominiale. Secondo la Corte non poteva essere l'inquilino perche' all'epoca si trovava in vacanza all'estero.
La portiera testimonio' che la persona portava una busta nera in mano. E la Corte afferma "va ricordato che sul luogo del delitto non erano stati trovati altri indumenti della ragazza e che dunque l'assassino li aveva portati via con se'". Secondo i giudici l'orario intorno alle 6 del pomeriggio e' compatibile con l'orario della morte di Simonetta Cesaroni.
Fonte: adnkronos
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