Tra le innumerevoli caratteristiche negative di quasi tutti i politici italiani, balza in primo piano l’irrefrenabile tendenza a parlare troppo. Dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina, parlano, straparlano, megaparlano. Posso stendere un velo di pietà e indifferenza nei confronti delle mezze calzette, dei mediocri, dei leader di cosanonso, ma se a parlare troppo è un Presidente del Consiglio il problema diventa serio. Non è la prima volta e non sarà l’ultima, il vizio è quello che è, non è possibile estirparlo. Analizziamo l’ultima sparata: in un’intervista al Wall Street Journal, Monti afferma che “se il precedente governo fosse ancora in carica, ora lo spread sarebbe a 1200”. Probabilmente vero. Tuttavia, chiedo a cosa possano servire simili dichiarazioni e da che cosa possano scaturire. Narcisismo da salvatore della patria? Intenzionale tentativo di acuire i contrasti politici ai fini di una crisi? Entrare in certi labirinti della politica è impossibile e inutile. Un primo risultato, però, il premier lo ha ottenuto, ed era ampiamente prevedibile: gli uomini di Berlusconi in Parlamento hanno fatto quadrato, mandando sottacqua il Governo su un ordine del giorno alla Camera. Bravo, signor Presidente! Ottimo bottino in un momento difficile come non mai. La poco edificante storia continua e sconfina nel patetico: prima, il solito tentativo di rattoppare con l’escamotage della frase estrapolata dal contesto di ampio respiro, poi le scuse al Cavaliere. In generale, un Capo di governo non si dovrebbe scusare, ma riflettere a fondo prima di parlare. Si abbia almeno il coraggio delle proprie affermazioni. Che, tra l’altro, nessuno aveva richiesto. C’è, inoltre, una dichiarazione che ha il sapore del chiodo fisso e che ho già avuto modo di definire pura fantasia: “cambiare la mentalità degli Italiani, stop all’evasione”. Signor Presidente, la prego di seppellire questo suo progetto, che trovo alquanto presuntuoso. Non sono riusciti a cambiare la nostra mentalità uomini che di diritto hanno un posto di rilievo nella Storia, di certo non riuscirà lei. Non riuscirà soprattutto perché di lei il popolo italiano sa poco o nulla. Per entrare e restare nel cuore della gente non basta essere un buon tecnico, no, sarebbe troppo facile. Mi occupo di politica da quando mi regalarono un cavalluccio a dondolo, ma ho sentito parlare di lei solo per l’attività in sede europea e da quando si è insediato a Palazzo Chigi. E soltanto per quanto riguarda spread, spending review e questioni economiche, importanti ma esclusivamente economiche. Al mio cuore, però, tutto ciò non dice assolutamente nulla. Anzi, meno che nulla. Ho scritto più volte che manca da troppo tempo un leader della tempra di Nelson Mandela. Ecco, se fosse il vecchio combattente contro l’apartheid a chiedermi di cambiare mentalità, sarei ben felice di assimilare i suoi consigli. Non si vive di solo spread, un popolo ha vitale necessità di ascoltare considerazioni infinitamente più elevate, messe in evidenza da uomini che hanno sacrificato la vita per alti e nobili ideali. Lei è solo un tecnico chiamato al capezzale della Nazione moribonda. Le do atto delle bontà di alcune decisioni, ma non pretenda di andare oltre, di cambiare il mio modo di pensare. Che sarà, anzi è, decisamente sbagliato, ma che lei non riuscirà a minimamente scalfire. In quanto all’evasione: nonostante i recenti successi, resterà la piaga di sempre, e per un’infinità di motivi. Potrebbe cessare, o almeno diminuire, quando i controlli cesseranno di usare due pesi e due misure. Tanto per parlarci chiaro: quando il cittadino vedrà scovati e puniti, per esempio, quegli operatori della salute che non hanno mai, dico mai, rilasciato una ricevuta fiscale e, se occorre, gli stessi controllori che sono uomini e, quindi, soggetti a sbagliare come tutti gli altri. Allora e solo allora ci si renderà conto che la giustizia passa paro, come dovrebbe, e si sentirà il dovere morale di non fare il furbo. Se a finire nel mirino sarà, salvo qualche eccezione, il piccolo commerciante o il venditore di cianfrusaglie, campa cavallo che l’erba cresce.
Fonte: redazione palermomania.it
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